Confini da Gauguin a Hopper

Canto con variazioni

Passariano di Codroipo (UD), Villa Manin, Esedra di Levante
11 Ottobre 2025 - 12 Aprile 2026

mostra a cura di
Marco Goldin

Passariano di Codroipo (UD), Villa Manin, Esedra di Levante

11 ottobre 2025 - 12 aprile 2026

Figure nello spazio

La terza area in cui si articola questa mostra, dedicata al senso complessivo dei confini nell’arte del XIX e del XX secolo, è riservata alle figure collocate nello spazio, quel grande luogo del tempo e della vita che spesso confina con l’immenso.

John Frederick Kensett, Figure sul lungomare (La spiaggia di Beverly), 1869
Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, CT. The Ella Gallup Sumner and Mary Catlin Sumner Collection Fund © Allen Phillips/Wadsworth Atheneum

Per questo è tanto importante qui il riferimento all’arte americana dell’Ottocento e del Novecento, in cui la dimensione altisonante e infinita della natura è una necessità. Anche se a un certo punto della sezione si arriva in Europa. È un’area del percorso espositivo che tocca uno dei punti di snodo del concetto di “confine”. Sono riguardanti, volontari o involontari, che sempre si confrontano con l’infinito dello spazio, che poi si rovescia in loro.

Frederic Edwin Church, L'isola di Grand Manan, baia di Fundy, 1852
Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, CT. Gallery Fund
© Allen Phillips/Wadsworth Atheneum

Il rapporto quasi eroico tra uomo e natura, sulla scia delle parole di Ralph Waldo Emerson e Walt Whitman - solo per fare i due nomi maggiori del XIX secolo -, è un tratto distintivo e affascinante come non mai della cosiddetta Hudson River School. Si tratta di un gruppo di pittori che fa nascere l’arte americana moderna, dopo le lusinghe dei riferimenti soprattutto alla pittura inglese settecentesca.

La valle del fiume Hudson è il luogo incontaminato che segna confini come in un paradiso terrestre, e per esempio Asher Brown Durand, nella prima sala della sezione, ce lo mostra con chiarezza. Ma in questa stessa sala campeggia soprattutto il rapporto tra le figure e l’oceano, lì dove il confine si tende dentro la vastità. Pittori straordinari come Edwin Church e John Frederick Kensett sono in questo senso presenti con i loro quadri.

Winslow Homer, Il vento dell'Ovest, 1891
Andover, Addison Gallery of American Art, Phillips Academy, dono di anonimo, 1928.24
© Andover, Addison Gallery of American Art, Phillips Academy/Art Resource, NY/Scala, Firenze

La seconda sala della sezione, passata una generazione, è il trionfo di questo disporre figure in uno spazio che allarga a dismisura i propri confini. Dapprima con quello straordinario artista che fa da cerniera in America tra un secolo e l’altro, e il suo nome pieno di vento è Winslow Homer.
Il suo studio, lungo la costa del Maine, è una sorta di santuario davanti alle acque dell’oceano Atlantico, che ha raffigurato in tante delle sue tele. È in mostra con uno dei suoi capolavori, Il vento occidentale, dipinto pochi anni prima della fine dell’Ottocento. Immagine meravigliosa per una tela che, come tantissime altre in esposizione, giunge in Italia per la prima volta in assoluto.

Edward Hopper, Mezzogiorno in punto, 1949
Dayton Art Institute
© Eredi di Josephine N. Hopper / by SIAE 2025

La sala ha poi opere dei tre artisti che in America nel XX secolo hanno portato avanti, ognuno a proprio modo, quella eroica proiezione delle figure nello spazio senza confini della natura. Talvolta però facendolo non direttamente nel paesaggio ma dal ciglio di una porta di casa o da una terrazza. In questo senso sono incantevoli le opere di Edward Hopper e di Richard Diebenkorn, due artisti che hanno reso la pittura americana uno scrigno di meraviglie. E il rapporto tra figure e spazio, nella dimensione del confine che da quotidiano si fa eterno, è il tratto distintivo del lavoro di Andrew Wyeth, pittore di inarrivabili modulazioni fantastiche e damascate.

Andrew Wyeth, Vento d'aprile, 1952
Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art, dono di Mr. e Mrs. Joseph R. Swan
© Allen Phillips/Wadsworth Atheneum

Questa parte di mostra ha, nella terza e ultima sala della sezione, certi pittori europei che hanno coltivato quel rapporto tra figure e natura. Quindi Giovanni Segantini con le sue contadine tra i monti, a vigilare il luogo che annulla i confini. Ma prima di lui, con un vero capolavoro post-romantico, Arnold Böcklin, che colloca la figura pensosa e malinconica sui confini di un mare che si fa risacca. E ancora Henri Matisse, nel cui quadro il segno di una finestra è il punto di passaggio obbligato verso i confini lontani.

Henri Matisse, Alla finestra, 1918 circa
Belgrado, National Museum of Serbia
© National Museum of Serbia