Confini

Da Turner a Monet a Hopper. Canto con variazioni

Passariano di Codroipo (UD), Villa Manin, Esedra di Levante
11 Ottobre 2025 - 12 Aprile 2026

mostra a cura di
Marco Goldin

Passariano di Codroipo (UD), Villa Manin, Esedra di Levante

11 ottobre 2025 - 12 aprile 2026

Il cielo

La prima macroarea della mostra, la più ampia numericamente con almeno cinquanta opere, sarà quella dedicata alla combinazione dei vasti elementi naturali – mari, cieli, montagne – come segno il più schietto del confine nell’universo. Sempre siamo chiamati, nella nostra esplorazione degli spazi, a cercare in questi elementi dell’universo il senso di un confine che talvolta ci sgomenta per la sua dilatazione cosmica.

Il cielo

La forma del cielo rappresenta per antonomasia il luogo di un confine che il pittore spinge sempre più in là. È con il principio dell’Ottocento che esso assume una forma autonoma e indipendente e non è più soltanto uno dei possibili luoghi della rappresentazione storica.

Caspar David Friedrich, Città al chiaro di luna, 1817 circa
Winterthur, Kunst Museum Winterthur / Fondazione Oskar Reinhart

Per questo motivo le opere di Caspar David Friedrich da un lato e di William Turner e John Constable dall’altro indicheranno come il cielo fosse diventato una vera e propria categoria dello spirito. Si trattava della dimensione dell’infinito e dell’apparente imprendibilità e scomparsa delle cose. Si poteva dipingere unicamente quella volta azzurra con tutte le sue variazioni, o la sua atmosfera notturna, e non ci si doveva più sentire in colpa di dar voce al naturale.

Il percorso espositivo proseguirà con coloro che, in Francia, più hanno tratto dai cieli di Constable. Per cui in una sala allo scopo predisposta si vedranno alcuni cieli dipinti su carta, en-plein-air negli anni cinquanta sulle spiagge di Normandia, da parte di Eugène Boudin. Quando spesso Boudin passeggiava sulla sabbia assieme a un giovane Monet, indicandogli quel modo rapinoso di farsi amico il cielo.

Non a caso la sala proseguirà con alcuni quadri in cui lo stesso Monet, e poi gli amici impressionisti Camille Pissarro e Alfred Sisley, quel cielo francese lo rappresenteranno andando alla ricerca di un confine quasi domestico, spesso al di sopra del corso della Senna e dei suoi affluenti.

Piet Mondrian, Fila con undici pioppi in rosso, giallo, blu e verde, 1908
Zwolle, Museum de Fundatie

Poi il percorso porterà al deciso cambio di passo al principio del Novecento. Una serie strepitosa di cieli dipinti darà il senso dell’ingresso dentro la modernità, quando lo stesso Monet avrà da tempo abbandonato la religione del puro plein-air e si sarà convertito all’approfondimento all’interno dell’atelier.

E proprio da Monet si ripartirà, con i suoi cieli non più naturalistici a Londra, per andare ai cieli di pochi anni successivi dipinti meravigliosamente da Piet Mondrian sopra la campagna e i canali olandesi. E ancora, in quello stesso primo decennio del secolo, i cieli sulle montagne, in una loro fusione, realizzati da Hodler.

Edward Hopper, Tramonto sulla ferrovia, 1929
New York, Whitney Museum of American Art

E poi avanzando nel secolo, e spostandoci in America, si vedranno i cieli tessuti di attesa e silenzio da Edward Hopper, prima che Mark Rothko li facesse diventare fessure e tessiture astratte dell’anima. Cieli interiori portati a una tale perfezione da restare stupefatti. Così com’erano in Europa, alla metà del secolo come per Rothko, quelli di Nicolas de Staël, uno dei più grandi pittori di cieli dell’intero Novecento.