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Diario di Bretagna di Marco Goldin. La luna di Kerfany Plage / 5

LA LUNA A KERFANY PLAGE

Viene un momento in cui tutto accade, e niente resta indietro. Tutto si vuole portare con sé, prima di partire. Viene un momento in cui le cose sembrano accadere per caso, eppure accadono e hanno un senso. E senti allora che c’è un destino e che una pagina ti è riservata, che tu lo sappia o no, che tu lo voglia o no. Così ieri sera, prima di tornare oggi verso casa alla conclusione di questo piccolo viaggio sui passi del pittore Paul Gauguin in Bretagna, sono sceso verso la spiaggia di Kerfany, lungo la costa che unisce Le-Pouldu a Pont-Aven. Un grande arco di sabbia chiara, una sacca del mare in mezzo a rocce e scogliere di erba profumata del silenzio e della sera giungente. Mi sono seduto in alto a guardare tutta quella bellezza, mentre imbruniva ed era già tardi e alla mia sinistra, al largo del mare, saliva la luna. La luna a Kerfany Plage.
Chissà quante volte Gauguin, scendendo da uno dei suoi alloggi, si sarà incamminato verso queste scogliere, la sera. La luce che non si strozza ma dilaga, spandendosi nell’universo. In questa stagione che l’erba odora di fiori e d’infinito, mentre dall’acqua si alza il vento lieve che dall’oceano Atlantico si mostra. Chissà quante volte si sarà fermato a pensare al colore, a come distenderlo sulla tela, in grandi campiture pure, a come farne parola e singulto, dichiarazione e mistero. Pensare al colore come a una lingua universale, che tutti potessero comprendere, si fosse a Parigi o in Martinica, in Bretagna o a Tahiti. Già, si fosse. Chissà quante volte gli sarà venuto da sporgersi da questo spalto di natura sospeso e adagiato sopra le correnti, sul quale adesso mi trovo. E sembra un miracolo, perché la natura rotola nel mondo eppure sono sicuro che non sia tanto diversa da quando il pittore la guardava e restava muto a lasciarsene penetrare tutto. Come fa l’odore della donna amata. L’odore della sua presenza e della nostalgia, magari sotto la luna.
La luna a Kerfany Plage, stasera. E poi ci si alza, e si prende a camminare. A lungo mentre viene sempre di più la sera. Sempre di più l’azzurro che annotta. Su un sentiero di terra chiara e morbida e compatta, sotto questo cielo che fa del tempo il nostro tempo. Il tempo di sempre e il tempo di mai. Il tempo che è stato e quello che sarà. La luna a Kerfany plage, in mezzo all’erba alta che nessuno taglierà, il sibilo del vento, il parlare dello stesso vento. E girarsi mentre si cammina, per guardare dove il sole sia tramontato e braci non ancora spente si distendano in linee orizzontali, aprendo orizzonti. E poi ti giri d’improvviso e hai davanti a te la luna. Solitudine, vento, silenzio e luna. Niente di più che questo. Niente di più che il mondo che entra in te per la porta segreta dell’anima. La porta dell’anima, dove si specchia stasera la luna a Kerfany Plage. Il bianco dei fiori, l’azzurro sempre più buio di una prima notte, l’arancio di una scia di luna che non avevo mai visto così. Non avevo mai visto la luna a Kerfany Plage. La ricorderò così, piena di silenzio.