Gli ultimi giorni di Van Gogh

Il diario ritrovato



uno spettacolo di e con
Marco Goldin

tratto dal suo romanzo
Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato (edito da Solferino)

musiche
Franco Battiato


riprese in Olanda, Belgio e Francia
Luca Attilii e Fabio Massimo Iaquone

montaggio e animazioni video
Alessandro Trettenero

prodotto e distribuito da
International Music and Arts

www.internationalmusic.it

durata
90 minuti


 

Gli ultimi giorni di Van Gogh
Le musiche di Franco Battiato

A creare ancor di più questa atmosfera spirituale, eppure densa della carne e dei sogni della vita di Van Gogh, contribuiscono le splendide musiche di Franco Battiato, eccezionalmente concesse per questa occasione. Sono tratte per metà dal suo Gilgamesh, uscito giusto trent’anni fa, poi dal Telesio e da quell’album così particolare e nuovo che fu il Joe Patti’s experimental group.

Vengono inclusi anche due brani che per diversi motivi restano mitici all’interno della discografia di Battiato. Il primo, Luna indiana, dall’album storico L’era del cinghiale bianco, porta sulla scena anche la suggestione, accennata nella parte finale del pezzo, della voce del compositore siciliano in mezzo ai campi di grano, mentre il secondo sarà la sola parte strumentale - trascinante con la Royal Philharmonic Concert Orchestra - del suo vero e proprio testamento, Torneremo ancora.

Nella regia, Marco Goldin ha abbinato questa traccia musicale a una delle scene più toccanti dell’intero spettacolo, quando Vincent, pochi giorni prima di morire, si rivolge direttamente al fratello Theo, quasi per un bilancio del loro rapporto. In quel momento la musica si associa alla lettura di due pagine del diario, mentre straordinarie riprese dai droni colmano l’intero spazio degli schermi sul palcoscenico, con immagini dei campi di fiordalisi e papaveri nel Brabante, appena fuori Nuenen nella zona del mulino di Coll, e infine campi di grano ad Arles, nella zona della Crau dipinta da Vincent, e a Auvers.
Tutte insieme, e nell’uso mai gratuito e invece sempre motivato che ne viene fatto, queste musiche costituiscono una parte fondante, un legame ancor più poetico per l’intero spettacolo. Battiato amava Van Gogh e davanti alle sue opere si trovava a parlarne proprio con Marco Goldin.

Musiche che dalla scena iniziale, quando l’apertura del sipario svela il primo luogo dell’azione teatrale, conducono a quella conclusiva. Esse non sono mai utilizzate quale mero tappeto sonoro rispetto alla narrazione, e costituiscono invece l’accompagnamento ad alcune letture dal diario e spesso vivono in una loro assolutezza nel rapporto con i quadri e i paesaggi.

Ci sono infatti nello spettacolo certi momenti in cui il dialogo tra musica e colore vive unicamente al centro della scena, attraverso creazioni video di forte fascino artistico ed emozionale, strettamente connesse alle musiche di Battiato. Fino alla scena conclusiva, quando Van Gogh, sul punto di morire, rivede come in parata, accanto a Theo che gli tiene la mano, il suo passato colmo d’incanti.

A quel punto saranno solo i campi di grano e la luce delle stelle che entra dal piccolo lucernario sopra un uomo che sta per andarsene. Prima di tornare ancora.