Mostre, studi e cataloghi sull’arte trevigiana e veneta del Novecento

Dell’ottobre 1984 la prima mostra da lui curata (Il segno, l’immagine. Esperienze grafiche nella Marca Trevigiana), ad Asolo (Treviso), e dedicata ad alcune tra le vicende dell’incisione e del disegno a Treviso a partire dagli anni tra le due guerre. È il primissimo momento di contatto con lo studio in modo particolare dell’incisione, che poi lo occuperà per alcuni anni, e nato anche dall’esperienza di vivere in una terra che da Alberto Martini ad Arturo Martini, da Barbisan a Bianchi Barriviera, ha contato alcuni tra i maggiori incisori del Novecento in Italia.

Questa prima mostra inaugura anche lo studio approfondito che darà vita a una lunga serie di esposizioni, di carattere ricostruttivo e storico, dedicate, più o meno per un decennio, all’arte a Treviso tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Mostre che hanno quali sedi privilegiate il Palazzo Sarcinelli a Conegliano, la Casa dei Carraresi a Treviso e la Casa di Giorgione, assieme alla Galleria del Teatro Accademico, a Castelfranco Veneto. In tutte queste circostanze con la pubblicazione di decine di cataloghi che spesso restano, ancora oggi, le sole testimonianze stampate dell’opera di alcuni artisti dimenticati e mai più studiati.

In questo senso restano fondamentali, e oggi introvabili, due ampi volumi dedicati il primo agli Incisori trevigiani del Novecento (1987) e il secondo intitolato Pittura a Treviso tra le due guerre (1990), che diventarono anche due ampie mostre ospitate in Palazzo Sarcinelli a Conegliano. Nel primo era la ricostruzione puntuale, lunga un secolo, della vicenda incisoria a Treviso da Alberto Martini, Gino Rossi e Arturo Martini fino ai giovani di allora. Nel secondo, un libro di oltre 400 pagine, con saggi anche di altri studiosi, si esprimeva tra le pagine e poi sulle pareti del Museo, una lunga ricerca che lo aveva condotto a ridare luce ad autori non più ricordati. Con il reperimento in difficili collezioni private di opere sconosciute e per la prima volta pubblicate. Pittura a Treviso tra le due guerre resta ancora oggi il solo strumento di conoscenza complessiva sulla vicenda pittorica trevigiana nella prima parte del Novecento.

Sono state poi molte le vaste esposizioni monografiche da lui dedicate ad autori trevigiani attivi sia nella prima che nella seconda parte del Novecento, e ogni volta con cataloghi e saggi. Nella Casa dei Carraresi di Treviso, dal 1990 al 1994, cura mostre di Sante Cancian, Juti Ravenna, Nando Coletti, Lino Bianchi Barriviera, Carlo de Roberto, Bruno Darzino, Renato de Giorgis, Renato Nesi. Mentre a Conegliano mostre ancora di de Giorgis e poi Giuseppe Basso. Mentre a Castelfranco Veneto, una larga esposizione dedicata ai paesaggi di Nino Springolo.

Un capitolo a parte merita il lavoro dedicato a Giovanni Barbisan, il maggior incisore trevigiano del Novecento e uno dei massimi interpreti italiani di quest’arte. Già nel 1986 un’ampia antologica, e relativo catalogo, nella sede dell’Amministrazione Provinciale di Treviso, che per la prima volta indugia, pubblicandone alcuni, anche sui bellissimi quadri degli anni d’esordio. Ma poi, nel biennio 1991/1993, su incarico della famiglia, la pubblicazione degli strumenti critici fondamentali sul suo lavoro di pittore e incisore. È del 1991 la cura della grande monografia, edita da Electa, che presenta con saggi nuovi tutto il percorso pittorico di Barbisan, con dovizia di esempi fin dalla fine degli anni venti. Mentre è del 1993 la cura del catalogo generale delle incisioni. Alla fine del 1991 si inaugurava poi, nella Casa dei Carraresi, quella che ancora oggi resta la più vasta esposizione mai dedicata a Giovanni Barbisan, con 150 opere tra dipinti e incisioni.

Nel 1985 un lungo saggio sulla pittura veneta di paesaggio da Bellini, Giorgione e Tiziano fino a Gino Rossi e agli altri pittori di Ca’ Pesaro, compariva nel catalogo della sua mostra Pittori nel paesaggio. Dipinti veneti 1910-1950, ospitata nella Casa di Giorgione a Castelfranco Veneto. Il tema del paesaggio, studiato prima in ambito trevigiano e veneto, poi italiano e infine europeo e americano, resta il filo conduttore di tutta la sua ricerca critica. Con molte mostre di ampio respiro e molti saggi, o libri.

A questo interesse per l’arte trevigiana e veneta si deve aggiungere anche lo studio di alcuni personaggi fondamentali nella vicenda artistica novecentesca del vicino Friuli Venezia Giulia. In questo senso vanno intese le grandi antologiche, sempre accompagnate da ampi cataloghi o monografie, organizzate a Villa Manin di Passariano, per esempio su Anzil e Celiberti. Ma anche, laddove la dimensione regionale travalica in quella nazionale e ancor di più internazionale, quelle dedicate ad Afro e ai fratelli Basaldella (2010) e prima a Zigaina (2009). Il rapporto con Zigaina è forte fin dal 1990, tanto che l’artista gli aveva affidato nel 1995, edita da Electa, una vasta monografia in due volumi, il secondo dei quali corrisponde al catalogo generale delle incisioni. Nel 1996 poi, Villa Manin aveva ospitato la più grande mostra mai realizzata su Armando Pizzinato, uno dei protagonisti essenziali del Fronte Nuovo delle Arti. Anche in questo caso Electa pubblica una monografia da lui interamente scritta, frutto di lunghe ricerche di archivio, dello studio delle lettere e dei documenti conservati da Pizzinato e dei colloqui con l’artista stesso.

Nel 2004, nel Museo di Santa Giulia a Brescia, in una mostra composta di oltre trenta dipinti, ha riproposto, dopo vent’anni dall’ultima esposizione, l’opera straordinaria di Gino Rossi, artista veneziano, di lunghissima frequentazione e vita trevigiane, tra i maggiori in Italia nei primi due decenni del Novecento.